Preparati a base di fiori di Arnica

Nella medicina tradizionale europea i preparati a base di fiori di Arnica montana vengono abitualmente impiegati per il trattamento di alcuni disturbi di natura infiammatoria.
I preparati alcolici per uso topico sono stati oggetto di monografie positive della Commissione tedesca e del Comitato di esperti di fitoterapia dell'ESCOP per il trattamento dei postumi di traumatismi e lesioni (ematomi, distorsioni, contusioni, ecchimosi, edemi da frattura) nonchè per i dolori articolari e muscolari di origine reumatica. Altre indicazioni d'impiego sono la flogosi delle mucose orofaringee, la foruncolosi, le infiammazioni causate da punture di insetti e le flebiti superficiali.

Secondo la monografia della Commissione Europea, le stesse indicazioni sono applicabili anche agli estratti oleosi della droga.
Le ricerche degli ultimi anni, hanno considerevolmente ampliato le conoscenze disponibili sugli effetti di questa pianta, contribuendo a fornire un razionale scientifico al suo impiego. L'arnica si può annoverare infatti fra le piante medicinali di cui sono note l'efficacia e il meccanismo d'azione, i potenziali effetti collaterali e di cui sia stata sufficientemente caratterizzata la complessa composizione chimica. I principi attivi dei fiori di arnica sono i lattoni sesquiterpenici a struttura enanolide. Altri costituenti includono flavonoidi (isoquercitrina, luteolina–7–glucoside ed astragalina), timolo e derivati del timolo, acidi fenilcarbossilici (acido cloro genico, cinarina acido caffeico) e curarine (umbelliferone, scopoletina).

Sulla base dell'elenaloide più presente si distinguono due differenti chemiotipi: i fiori provenienti dalla Spagna presentano quasi esclusivamente derivati di didroelenalina, mentre quelli di provenienza mitteleuropea contengono principalmente esteri di elenalina. Per lungo tempo sono mancati studi ed osservazioni cliniche a conferma dell'efficacia dei preparati topici a base di arnica, la cui funzionalità è stata inizialmente confermata dalla congruenza fra l'esperienza erboristica e i risultati di studi farmacologici sperimentali condotti sull'estratto dei fiori o su singoli costituenti isolati, in particolare e sesquiterpenlattoni.


Primi studi clinici

Gli studi clinici ora disponibili dimostrano l'efficacia dei preparati a base di fiori di Arnica montana. In uno studio clinico randomizzato condotto in doppio cieco su 100 soggetti, si è dimostrata l'efficacia degli estratti nel trattamento della varicosi primaria in pazienti con insufficienza venosa cronica. Come trattamento base tutti i pazienti erano stati sottoposti anche ad una blanda idroterapia.

In un altro studio clinico multicentrico aperto, 79 soggetti affetti da osteoartrite alle ginocchia di lieve o media intensità, sono stati trattati per tre settimane con un gel contenente estratto alcolico di fiori freschi di arnica. Il trattamento ha portato ad un significativo miglioramento dei sintomi, con buona tolleranza del prodotto. La riduzione dei disturbi è stata paragonabile a quella ottenibile con l'applicazione topica di un gel a base di diclofenac, farmaco antinfiammatorio non steroideo, il medesimo estratto alcolico è stato poi comparato con un farmaco a base di ibuprofene al 5%: il trattamento con i due preparati ha permesso di ottenere, in ugual misura, un alleviamento dei dolori e un miglioramento della funzione articolare su 204 persone affette da osteoartrite della mano.


Penetrazione cutanea

L'efficacia dei preparati di arnica ne presuppone una buona penetrazione cutanea e conseguente permeazione. Fino a che punto questi fenomeni si possono realizzare è stato verificato per diversi preparati e per soluzioni alcoliche di sesquiterpenlattoni isolati.
Le prove sono state eseguite su cute suina, affine per composizione e struttura a quella umana.
La penetrazione nello strato corneo e la sua permeazione sono state esaminate con il metodo dello "stripping", una valutazione strumentale indiretta del contenuto idrico dello strato corneo, desunto dall'analisi della desquamazione superficiale della cute.

Le ricerche hanno dimostrato che i sesquiterpenlattoni penetrano non solo nello strato corneo, ma anche negli strati cutanei sottostanti e che le quantità assorbite risultano sufficienti a sviluppare un effetto antinfiammatorio.
È stato constatato che i sesquiterpenlattoni presenti negli estratti hanno una capacità di penetrazione cutanea 10 volte superiore a quella delle loro forme pure isolate.
I derivati di didroelenalina, inoltre, hanno dimostrato una capacità di penetrazione superiore rispetto ai derivati di elanalina. In definitiva gli studi sottolineano il vantaggio, nell'uso terapeutico, dei fitopreparati rispetto alle sostanze pure isolate.

Le prove eseguite hanno permesso, inoltre, di verificare che anche il tipo di preparato incide sul grado di penetrazione dei prodotti a base di Arnica: nei preparati in gel, infatti, il quoziente di penetrazione dei sesquiterpenlattoni diminuisce dopo 4 ore, mentre quello delle pomate rimane stabile anche oltre questo periodo. Nella valutazione dei risultati è necessario infine considerare che le prove sono state condotte su cute intatta, e che quindi in caso di cute lesa o infiammata il grado di penetrazione raggiungibile dalle formulazioni a base di arnica potrebbe essere maggiore.


Preparati e allergie

I preparati a base di Arnica dovrebbero essere impiegati solo per uso topico, potendo causare, per uso orale, gravi effetti collaterali a carico di intestino e cuore.
La monografia della Commissione E. riassume così gli effetti indesiderati che potrebbero eventualmente verificarsi anche a seguito dell'impiego topico: "L!uso prolungato su una cute lesa, ad esempio nelle ferite o nell'ulcera cronica della gamba, provoca relativamente spesso dermatite e formazione di vescicole. Inoltre, possono verificarsi eczemi. Con somministrazioni ad una concentrazione più elevata sono possibili anche reazioni cutanee da tossicità primaria, con formazione di vescicole fino alla necrotizzazione". Anche la monografia ESCOP riporta come effetti indesiderati la possibile comparsa di irritazioni cutanee e, in soggetti sensibili, dermatite da contatto.

L'insorgenza delle manifestazioni allergiche scatenate dall'uso di preparati a base di arnica è un fenomeno noto già da tempo, riconducibile ad una ipersensibilità di tipo IV cellulo–mediata.
Le ragioni dell'insorgenza delle manifestazioni allergiche sono da ricondurre quindi allo stato immunitario del soggetto, dall'equilibrio tra linfociti T–helper e T–soppressori e dalla durata ed intensità della loro azione.
Il ruolo del sistema immunitario nell'eziologia delle irritazioni cutanee da arnica risulta particolarmente evidente nelle ricerche condotte su soggetti affetti da dermatite atopica, i quali risultano particolarmente sensibili a sviluppare sensibilizzazione nei confronti di preparati topici a base di arnica.

Gli studi confermano che affinchè le competenti cellule immunitarie vengono attivate nel processo di ipersensibilità di tipo IV, oltre allo specifico segnale recato dall'antigene deve essere presente anche un segnale pro–infiammatorio non antigene specifico.
Considerato il diffuso impiego dei preparati a base di Arnica, la comparsa di fenomeni allergici da contatto rimane tuttavia un evento estremamente raro anzi rarissimo, come evidenziato anche dagli studi.

Su 213 volontari che messi a contatto con una miscela composta da arnica, camomilla, artemisia, tanaceto e achillea hanno sviluppato una reazione cutanea positiva, solo 3 soggetti hanno confermato una reazione positiva quando esposti ad un estratto di arnica allo 0.5%. In un altro studio i volontari positivi erano 5 su 443.
In uno studio multicentrico europeo relativo agli eventi di dermatite da contatto causati da cosmetici, dei 475 pazienti esaminati, solo un soggetto ha avuto una reazione allergica nei confronti dell'arnica.

Responsabili della reazione allergica sono i sesquiterpenlattoni: non hanno di per sè proprietà immunogenetiche, non sono cioè in grado di evocare autonomamente una risposta anticorpale ma fungono da apteri. A seguito del legame di questi composti con alcune componenti proteiche della pelle, i sesquiterpenlattoni divengono antigeni completi in grado di stimolare la formazione di anticorpi.
In base ai risultati del test sull'eritema nelle cavie, l'arnica è stata inizialmente classificata come pianta con un forte potenziale di sensibilizzazione. Si deve tuttavia considerare il fatto che nel suddetto test si fa uso di adiuvanti per stimolare la reazione immunitaria ed inoltre, accanto all'applicazione topica, si procede ad una sensibilizzazione anche per via intradermica. Questo test non può quindi essere considerato un modello idoneo a rappresentare una normale situazione di sensibilizzazione.


Nuove ricerche

Di recente un gruppo di studio di Friburgo ha esaminato varie tinture di arnica al fine di valutarne il potenziale allergenico applicando il "mouse ear swelling" test (MEST(, una metodica standard per gli studi sull'ipersensibilità ritardata. Sia le tinture che i sesquiterpenlattoni isolati in soluzione alcolica non hanno provocato irritazioni o reazioni di sensibilizzazione. Anche quando impiegate su tessuti precedentemente irritati per esposizione ad un derivato del trinitrofenile (TNCB) le soluzioni di arnica e sesquiterpenlattoni non hanno provocato i sintomi classici di una dermatite da contatto. Al contrario, l'impiego della tintura di arnica chemotipo spagnolo sul tessuto danneggiato ha ridotto il gonfiore localizzato causato da TNCB.
Solo in esperimenti condotti su topi Knock–out per i geni del complesso maggiore di istocompatibilità di classe II (MHC-II), si sono ottenute blande reazioni cutanee a seguito dell'applicazione topica della tintura alcolica chemotipo mitteleuropeo.

La soppressione dei geni codificati per le molecole di classe II impedisce l'espressione di proteine di membrana normalmente presenti in alcune cellule immunocompetenti e necessarie per il corretto svolgimento del processo di presentazione dell'antigene ai linfociti mediato dalle antigene presentino cell (cellule detritiche, linfociti b e macrofagi). In condizioni normali, a seguito della processazione dell'antigene da parte delle su elencate cellule APC, si ha l'espressione in membrana del complesso MHC–antigene. Complesso in grado di attivare i linfociti T helper o CD4+, a produrre le citochine in grado di innescare i linfociti B e l'attività citotossica dei linfociti T CD8+. Da questi risultati si deduce che le cellule T citotossiche CD8+ rivestono un ruolo importante nell'insorgenza dell'allergia da contatto, contrastata invece dall'attività delle cellule T CD4+.
Questi risultati sostengono anche l'effetto antinfiammatorio mediato dall'inibizione della sintesi di citochine da parte dei preparati di arnica.

Complessivamente i risultati delle attuali ricerche in merito all'efficacia degli estratti di Arnica montana, all'identificazione dei principi attivi, al meccanismo d'azione, alla capacità di penetrazione cutanea e ai potenziali effetti collaterali dei preparati per uso topico, offrono rigorosi fondamenti scientifici all'impiego tradizionale di questa pianta, applicabile nel campo analgesico/antireumatico, antiflogistico, dermatologico e venoso.